ANNIVERSARI

Strada dello Stelvio, 200 anni vissuti ad altissima quota

Nell'estate 1825 venne aperto un valico tuttora insuperato per l'altezza sul livello del mare e la spettacolarità dell'opera. Progettata dal conte Donegani e costruita con fatiche immani

Maurizio Bertera

Risale ai tempi dell'impero austro-ungarico la costruzione di una strada di montagna incredibile, ancora oggi inarrivabile almeno in Europa. È la Strada dello Stelvio che compie 200 anni proprio nel 2025 ed è nata con l’idea di un percorso che collegasse Milano - capitale del Regno Lombardo-Veneto - con Vienna, il cuore dell'impero ma senza passare dalla Svizzera e attraversando le Alpi Retiche. Una sfida quasi impossibile perchè si doveva realizzare una strada che dai 1.225 metri di Bormio salisse ai 2.758 del passo dello Stelvio, per poi scendere fino ai 900 di Spondigna, in Alto Adige. Ma Carlo Donegani, 45enne ingegnere bresciano, incaricato da Francesco I d’Asburgo della sua costruzione, riuscì nell’impresa.  E se costruire il tratto da Milano a Bormio fu relativamente facile e veloce, la sfida - clamorosa per l’epoca - fu portare a termine quello, complicatissimo, da Bormio a Spondigna.

PENDENZA MASSIMA AL 10%

—  

Basandosi su una bozza di epoca napoleonica, Donegani creò soluzioni innovative per l’epoca: la strada era larga ovunque cinque metri e non superava mai il 10% di pendenza. I lavori di costruzione iniziarono il 26 giugno 1820, partendo dal centro di Bormio e proseguendo verso i Bagni Vecchi, dove furono costruiti un ponte di legno e il primo tunnel. Da qui, si entrava nell’impervia Valle del Braulio che impose ingegnose soluzioni tecniche. Tra queste, la costruzione di 34 tornanti sul versante valtellinese (in seguito divenuti 40) e 48 su quello altoatesino, oltre a gallerie (scavate in roccia o costruite in muratura), e paravalanghe in legno. Furono inoltre edificate infrastrutture per la sicurezza e il ristoro dei viaggiatori: cinque case cantoniere, tre rifugi per i cosiddetti "rotteri" (addetti alla manutenzione della strada tutto l’anno, anche d’inverno, quando dovevano "rompere" la neve per permettere il transito), una caserma e l’Oratorio di S. Ranieri.

SOFFERENZE IN ALTA QUOTA

—  

La costruzione richiese circa 2500 persone fra fatiche indicibili e la residenza vicino ai cantieri, dentro le tende sui lati della montagna mentre tutt’intorno risuonava l’eco giorno e notte delle mine, come si legge nel diario di Donegani stesso. Solo 63 mesi dopo l'inizio dei lavori, l’inaugurazione in pompa magna della strada alla presenza dell’Imperatore che insignì l’ingegnere del titolo di conte. È tuttora il più alto valico automobilistico in Italia e il secondo in Europa dietro il Colle dell’Iseran, in Francia che si trova a 2770 metri sul livello del mare. In pochi anni, la strada diventò un piccolo gioiello di comunicazione: nel 1831, funzionava un servizio regolare di diligenza da Milano a Landeck, nel Tirolo, con carrozze che portavano sino a otto persone con i bagagli. Una di queste è conservata al Museo Civico di Bormio, che merita una sosta. Nel 1859, con l'annessione della Lombardia al regno sabaudo, il valico divenne territorio di confine con tanto di fortificazioni sui due versanti: furono utilizzate durante gli aspri scontri  della prima guerra mondiale.

CIMA COPPI

—  

Terminato il conflitto entrambi i versanti divennero italiani e il valico perse gran parte del suo significato strategico di collegamento e ne fu quindi decisa la chiusura invernale. Anche quest'anno, per la cronaca e salvo sorprese, aprirà il 30 maggio e chiuderà fino ai primi di novembre. Il passaggio all’era moderna è nel 1928 quando si realizzò la Strada Statale 38 dello Stelvio: l'intero tracciato venne consolidato, ampliato e asfaltato, realizzando una strada carrozzabile, a doppio senso di marcia. È il tracciato attuale, sempre spettacolare in auto e in moto, resta un esame di laurea per chi ama la bicicletta. Non fosse che è stato scenario di memorabili tappe del Giro d’Italia, diventando Cima Coppi (ossia il punto più alto toccato dalla carovana) per 13 volte: 8 dal lato altoatesino e 5 da quello valtellinese. L'appellativo di Cima Coppi è nato proprio sullo Stelvio quando nel 1953, l'Airone salendo tra muri di neve ai lati, conquistò la maglia rosa vincendo il suo quinto (e ultimo) Giro d'Italia. Ecco perchè perchè per un corridore amatoriale la prova estrema della propria capacità. Una curiosità: tra le tante iniziative ed eventi in programma tra maggio e novembre, il 5 e 6 luglio è prevista la festa ufficiale. Tutti i versanti della Strada saranno chiusi al traffico, dalle 9 alle 16, per permettere di festeggiare l'anniversario.

OSZAR »