Aspettando Blatche: proiettili in petto, chili di troppo e prostitute che erano poliziotte

Doveva essere il futuro dei Wizards, è finito a fare il centro - con tutto il rispetto - dei Tianjin Gold Lions. Andray Blatche è uno dei tanti liceali passati direttamente alla Nba naufragati nel mare magnum dei pro', dove le onde ti sommergono e ti trascinano sul fondo se non sei ti chiami Kobe Bryant, LeBron James o altri pochi eletti. Non è un caso se la lega ha poi messo uno stop al Grande Salto, imponendo un anno tra il diploma di high school e l'eleggibilità per il draft, che sia nei college, all'estero o in G-League Ignite, creata ad hoc, poco importa. Nel 2005 Washington aveva puntato su di lui, chiamandolo al draft con il numero 49. Una delusione enorme per Blatche che era stato indicato dagli esperti come il quarto miglior prospetto in assoluto e secondo miglior lungo d'America dietro a Greg Oden dopo 4 anni alla Henninger High School di Syracuse, New York e un'ulteriore stagione alla South Kent School in Connecticut. "Tanta gente mi aveva detto che sarei stato chiamato al primo giro - raccontò lui all'epoca - Ma non fa nulla. Dio fa succedere le cose per un motivo, vorrà dire che lavorerò ancora più duramente per raggiungere i miei obiettivi". Come se non bastasse, il suo inizio a Washington si trasformò quasi in tragedia. Sono le 6.13 di una domenica mattina del settembre 2005, Blatche e due amici stanno tornando a casa, ad Alexandria, nei sobborghi di Washington Dc, dopo una nottata in un locale, quando un furgone con due uomini mascherati affianca l'auto di Andray. Uno dei due estrae una pistola e intima al giocatore, che era al volante, di scendere. Ma prima ancora che Andray possa aprire la portiere, gli spara un colpo al petto. Il proiettile manca il cuore per questione di tre centimetri. I malviventi fuggono, gli amici di Blatche chiamano i soccorsi. Un elicottero lo trasporta all'ospedale di Fairfax dove viene ricoverato d'urgenza. Se la caverà con qualche giorno di degenza e una lunga convalescenza che lo costringerà a saltare il training camp, non il modo migliore per iniziare la carriera, suo malgrado. "Non riesco a rendermi conto di come non sia stato scelto al primo giro - disse all'epoca Antwan Jamison, suo compagno di squadra - Non voglio mettergli pressione ma penso che possa diventare un ottimo giocatore Nba". Era quello che credevano in molti. Nel suo anno da rookie mise piede in campo solamente in 29 partite, ovviamente anche per via di quanto accaduto. Non andò molto meglio neppure nella seconda stagione. Cinquantasei gare disputate ma il primo guaio con la giustizia, stavolta non nelle vesti di vittima, ma di colpevole. È l'estate del 2007, Andray e un amico decidono di passare la notte con una prostituta. Avvicinano la donna poco dopo la mezzanotte in una piazza di Washington. Per loro sfortuna, la ragazza in realtà è una poliziotta in incognito. I due vengono arrestati per favoreggiamento della prostituzione e poi rilasciati su cauzione. A Blatche viene anche contestata la mancata apparizione in tribunale dopo un arresto avvenuto nell'ottobre 2006 quando era stato trovato al volante della sua auto senza patente. Per sua fortuna il giudice decise il non luogo a procedere. "Andray non è un cattivo ragazzo - disse all'epoca al Washington Post un compagno di squadra rimasto anonimo - Ma è giovane e dovrà crescere in fretta per raggiungere il suo potenziale, che è notevole. Penso che Ernie (il gm Grunfeld, ndr.) sia rimasto molto male per l'accaduto. Ha puntato su di lui e sono certo che sarà paziente. Ma ora sta a lui decidere quale strada prendere". Blatche quell'estate era un free agent, i Wizards decisero di dargli ancora fiducia, offrendogli un quinquennale da 12,5 milioni di dollari (vien da ridere a leggere queste cifre al giorno d'0ggi, ma allora non erano noccioline per una seconda scelta). Andray era ancora considerato una potenziale star, un lungo con eccellenti doti di palleggio. "Penso di poter diventare un grande giocatore in questa lega - disse in un'intervista - Devo restare umile e concentrato, lavorare sul mio tiro in sospensione. Sono molto concentrato nel coinvolgere i miei compagni". Tante buone intenzioni, ma servivano i fatti. Il terzo anno Nba fu l'unico della carriera in cui fu a disposizione dei Wizards per tutte e 82 le partite. Ma i 7 punti e 5 rimbalzi di media non furono certo abbastanza per proiettarlo nell'élite della lega. Ciò nonostante il proprietario della franchigia, Ted Leonsis, continuò a puntare su di lui: "Vogliamo che diventi parte integrante del gruppo di giovani che formerà lo zoccolo duro della nostra squadra. E' un leader che si fa sentire anche con le parole sul parquet e sono certo che le sue cifre continueranno a crescere. Credo in lui e lui crede nei suoi compagni di squadra e in sé stesso". Forse non sino in fondo... La sua ossessione erano le triple doppie, di cui andava a caccia fregandosene se arrivavano a scapito del gioco di squadra. E siccome evidentemente non gli erano bastati i guai già combinati, riuscì nell'impresa di far licenziare due cheerleader dopo che la dirigenza scoprì che Blatche e Nick Young, suo compagno di squadra avevano avuto una relazione intima con loro, cosa storicamente proibita dal regolamento delle squadre pro' Usa. Poi arrivò l'infortunio a un piede, molto probabilmente dovuto al fatto che era clamorosamente sovrappeso. Il pubblico di casa iniziò a fischiarlo e lui confessò di soffrire la contestazione: "È molto frustrante - disse - Mi fa sorgere dubbi su che giocatore possa diventare". Ormai era tardi per crescere, il salto di qualità non arrivò mai. Coach Randy Wittman lo cacciò da un allenamento per scarso impegno e dichiarò pubblicamente che le chance di vederlo in campo in quella stagione erano "minime". Iniziarono a circolare voci di una sua cessione, ma trovare un'acquirente si rivelò impresa impossibile. Nell'estate 2012 i Wizards approfittarono allora della "amnesty clause", la clausola che permetteva una tantum di tagliare un giocatore (uno solo), pagargli la rimanenza del contratto che però non sarebbe andato a intaccare il tetto salariale. Blatche firmò coi Nets, rifiutando incredibilmente i Miami Heat di LeBron, Wade e Bosh, e a Brooklyn ebbe la sua miglior stagione in carriera. Non chissà che, per carità: 82 partite, 51,.2% al tiro (sopra il 50% per la prima volta in carriera), 10.3 punti e 5.1 rimbalzi di media, ma soprattutto un contributo costante e mediamente accettabile, diciamo così, specialmente se paragonato a quanto fatto in passato. Nell'estate 2014, Blatche decise di scommettere su di sé, sfruttando la clausola d'uscita dal contratto che lo legava ai Nets. Scommessa persa. Nessuna squadra Nba bussò alla sua porta. Finì in Cina con i Xinjiang Flying Tigers, che nel 2018 lo cacciarono per scarso impegno. Restò comunque in Cina giocando 19 partite con i Tianjin Gold Lions, prima di firmare con i Mighty Sports, franchigia basata nelle Filippine con cui vinse il titolo del Dubai Basketball International Championship. Ottenuta la cittadinanza filippina, divenne il centro titolare della nazionale asiatica, finendo ancora sui giornali per i motivi sbagliati. Si trovò infatti al centro di una rissa in una gara del 2019 con l'Australia valida come qualificazione per i Mondiali. Pochi mesi dopo la federazione filippina annunciò che Blatche non avrebbe più fatto parte delle loro selezioni. In fondo è la storia della sua vita.

Aspettando Blatche: proiettili in petto, chili di troppo e prostitute che erano poliziotte

La vita da romanzo di una delle promesse mai mantenute del l'Nba: il salto diretto dal liceo ai pro', la ribalta sempre per motivi sbagliati, il ritorno nelle Filippine...

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