Centinaia di persone per le esequie del 26enne tifoso della Dea accoltellato a pochi passi da quel Gewiss che per lui era come una seconda casa al culmine di una rissa per motivi calcistici con un gruppo di sostenitori dell'Inter

Centinaia di persone. Amici, conoscenti, compagni di scuola, di studio, di squadra. Di tifo. Bergamo si è fermata nella mattina di venerdì per ricordare Riccardo Claris, il 26enne tifoso atalantino tragicamente accoltellato a pochi passi da quello stadio che per lui era come una seconda casa: frequentava la Curva Nord, amava l’Atalanta e la seguiva ovunque.
IL RICORDO
—Diversi gruppi della curva, dai più giovani agli storici - come Claudio Galimberti, meglio conosciuto al secolo come ‘Bocia’, leader degli ultrà - si sono ritrovati al Baretto, luogo istituzione del tifo bergamasco, per poi raggiungere insieme la chiesa del quartiere Borgo Santa Caterina, a pochi passi dal Reef, il bar da cui in quel maledetto sabato sera tutto è cominciato prima di degenerare a poche centinaia di metri di distanza. Il passaggio del feretro è stato accolto da una sciarpata sui marciapiedi a bordo strada. Sopra la bara due sciarpe nerazzurre, una maglia dell’Atalanta con il nome 'Riccardo' e le divise delle squadre in cui Ricky aveva giocato. Presenti la sindaca Elena Carnevali, i rappresentanti di Atalanta Luca Percassi e Andrea Fabris, amministratore delegato e direttore generale area corporate, il rettore dell’Università di Bergamo Sergio Cavalieri, in rappresentanza dell’ateneo in cui Claris aveva conseguito la laurea — un momento immortalato nella fotografia con cui la famiglia ha scelto di ritrarlo all’ingresso della chiesa.
NERO E BLU
—“Ciao Riccardo” è la scritta sullo striscione che da giorni è posto di fronte alla Nord. Andrea Foresti, che lo ha allenato alla Gavarnese, dal pulpito della chiesa ha ricordato “quel magico 22 magglo a Dublino, l’ultima volta in cui ci siamo incontrati, e con la tua voce flebile mi ha chiamato ‘ciao mister, come stai?’. Fu una notte magica. Continuerai sempre a sostenere l’Atalanta, da un’altra posizione, forse migliore della nostra. Quando penso a te, penserò al nero e il blu dell’Atalanta ci hanno ricoperto l’anima, il verde d’Irlanda e del campo da calcio, con l’arancione (colori sociali della Gavarnese, ndr) ci hanno uniti. Ti mando un abbraccio forte, intenso e lungo, come quel giorno indimenticabile a Dublino”. Una sciarpata guidata dal Bocia ha accompagnato tra le lacrime la partenza del carro funebre verso il cimitero: Luca Percassi ha stretto Barbara Claris, sorella di Riccardo, in un lungo abbraccio.
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